Cannabis: per la Cassazione è Reato Vendere i suoi Derivati?

La Cassazione dà uno stop alla vendita della cosiddetta cannabis light. Essa ha infatti deciso che vendere “i derivati dalla coltivazione della cannabis” è reato. Con questa espressione ci si riferisce in pratica all’olio, alle infiorescenze, alla resina e alle foglie.

Cannabis: cosa ha stabilito la Cassazione

Secondo quanto stabilito dalla Cassazione, la legge 242 del 2016 non ha nulla a che vedere con la vendita dei prodotti sopra menzionati, che di fatto, invece, esclude.

Quest’ultima infatti, “qualifica come lecita unicamente le varietà di coltivazione di canapa delle varietà iscritte nel catalogo comune delle specie di piante agricole, ai sensi dell’art. 17 della direttiva 2002/53 Ce del Consiglio, del 13 Giugno 2002, e che elenca tassativamente i derivati dalla predetta coltivazione che possono essere commercializzati”.

Ne consegue che si incorra in reato in caso di cessione, vendita e commercializzazione di tutti i prodotti derivanti dalla canapa sativa, a meno che essi “non siano privi di efficacia drogante”. 

La parola ai giudici

Ma cosa significa, in concreto, quanto detto finora? Chi e come stabilirà l'”efficacia drogante” e se e in quali casi essa non rientri nei parametri consentiti dalla normativa vigente? La legge stabilisce che i derivati della cannabis, per poter essere venduti legittimamente, non debbano avere un valore di THC superiore allo 0,4%. La parola spetta quindi ai giudici stessi, che di volta in volta, di fronte al fatto concreto, saranno chiamati a decidere su questo aspetto dirimente della controversia.

Le parole di Matteo Salvini sulla sentenza della Cassazione

Tempo fa Matteo Salvini, leader della Lega ed attuale Ministro dell’Interno, lanciò una campagna avversa ai “canapa shop”. La sua contrarietà all’uso delle droghe, è nota da sempre.

Riguardo alla suddetta sentenza della Cassazione, intervistato dal giornalista Paolo Del Debbio nella trasmissione serale “Dritto e Rovescio”, Salvini ha dichiarato:  “non sono sorpreso dalla sentenza, mi dispiace per i posti di lavoro, che spero possano essere riconvertiti. Ma è un messaggio chiaro, chiarisce una cosa ovvia, la droga fa male e ci si può divertire in modo diverso”.

Dunque le foglie essiccate da fumare, i liquidi da inserire nella sigaretta elettronica, le gocce e gli oli da ingerire, non potranno più essere venduti al pubblico. Essi erano, in fondo, gli articoli di maggior richiamo dei canapa shop, che da questo momento dovranno per forza farne a meno.

Qualcuno si preoccupa del futuro di questi esercizi, in Italia più di mille. Tuttavia il problema non sussiste, poiché la vendita dei derivati che rispettano i limiti di THC stabiliti dalla legge (0,4%), resta assolutamente legittima.

Insomma, da questo punto di vista, per il momento, non cambia nulla.

Queste idee valgono oro… Altro che lattine!