Lo studio d’avvocati panamense Mossack Fonseca ha citato in giudizio Netflix per diffamazione.
La colpa della celebre e potente piattaforma di contentuti in streaming sarebbe quella di aver diffuso in rete un film dedicato ai cosiddetti “Panama Papers”, ovvero gli undici milioni e mezzo di documenti che nel 2016 furono rubati da un dipendente insoddisfatto dello studio (rimasto anonimo) e poi passati al giornalista della Süddeutsche Zeitung Bastian Obermayer.
Quelle carte contenevano i nomi di migliaia e migliaia di personaggi potenti (più di 200mila, tra i quali per esempio Vladimir Putin) che si sarebbero serviti dello studio Fonseca per mettere in piedi società fittizie all’estero attraverso le quali riciclare ingentissime somme di denaro tutt’altro che pulito. Denaro ovviamente sottratto al fisco dei rispettivi paesi.
Lo scopo della denuncia, naturalmente, è quello di fermare la ulteriore diffusione del film.
“Nel suo film – si legge tra l’altro nella citazione – (Netflix) ritrae i querelanti (Mossack e Fonseca) come avvocati spietati e cinici, coinvolti in riciclaggio di denaro sporco, evasione fiscale, corruzione e altre condotte criminali”.
La citazione è stata presentata presso una corte federale statunitense in Connecticut il 13 ottobre scorso. Richiesta di commentare, Netflix ha ritenuto di non rispondere alle accuse.
Nel trailer del film, che ha tra i protagonisti Meryl Streep e che si intitola “The Laundromat” (la lavanderia automatica), lo strillo pubblicitario recita come segue: “Come fanno 15 milioni di miliardari in 200 paesi a rimanere ricchi? Con avvocati come questi”.
Questa frase è poi seguita da un’inquadratura nella quale si vedono Gary Oldman e Antonio Banderas (evidentemente nei panni dei due avvocati panamensi Mossack e Fonseca) ridere a crepapelle.
Va ricordato che lo studio Mossack Fonseca ha chiuso l’anno scorso dopo essere stato accusato dai procuratori americani di aver aiutato I propri clienti a nascondere enormi cifre alle autorità fiscali dei rispettivi paesi.