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Salute e Benessere

Chiudere le porte e lasciar andare il passato è il modo migliore per ricominciare

È umano, molto umano, che spesso ci ostiniamo a non vedere tutti i cambiamenti che sono avvenuti e che avvengono quasi quotidianamente nella nostra vita. Tutti noi amiamo sicurezza e stabilità e quindi è comprensibile che facciamo finta di non vedere tutto quello che cambia e che ci sfugge tra le dita come la sabbia di una clessidra.

Diceva il filosofo greco Eraclito che non ci si può tuffare due volte nello stesso fiume e, ahinoi, come aveva ragione…

E dunque il segreto per andare avanti e non soffrire troppo per tutto quello che non c’è più è chiudere le porte che ci collegano al passato. Il che non significa certo dimenticare chi siamo, ci mancherebbe, ma piuttosto evitare di rimanere aggrappati a quello che non c’è più.

La freccia del tempo va solo in una direzione, dritto davanti a noi (se poi il tempo esista davvero, lo lasciamo alla fisica quantistica e alla filosofia della scienza…): non si può andare avanti con le spalle rivolte all’avvenire.

 

Quel che è stato non esiste più, per quanto il pensiero ci possa far star male. Dunque bisogna abbandonarlo, là, in quel posto ormai non più raggiungibile: perché, come ha efficacemente scritto Gianrico Carofiglio, “il passato è una terra straniera”.

Abbandonarlo è l’unico modo in cui è possibile affrontare in maniera sana l’esistenza. Ripiegarsi sul passato, infatti, è una regressione non solo inutile, ma dannosa: perché ci impedisce di cogliere le opportunità che la vita ancora ci può offrire e che possiamo afferrare se solo non abbiamo lo sguardo rivolto all’indietro…

 

Potete anche pensare al passato come a una zavorra legata alle vostre gambe (tipo la proverbiale palla di piombo incatenata alle caviglie dei galeotti ottocenteschi): è difficile procedere in avanti con tutto quel peso che vi trattiene. Dovete sbarazzarvene quanto prima e solo allora avrete il passo leggero che vi consentirà di aprire e attraversare le porte del futuro.

Adriano

Lettore onnivoro e disordinato. Giornalista di cronaca locale e di tutto un po'. Scrivere è come una droga, ma almeno per quello non ti arrestano.

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