Non è facile il mestiere dell’insegnante. Non è fisicamente faticoso, certo, ma dal punto di vista emotivo può essere davvero massacrante.
Chi siede dietro la cattedra deve riuscire a entrare in rapporto con un gruppo di piccoli esseri umani ognuno diverso e ognuno unico, a modo suo. L’obiettivo è fornire loro i primi strumenti per diventare persone equilibrate e capaci di farsi strada nel mondo.
Un compito da far tremare le vene e i polsi. E in effetti il mestiere dell’insegnate non è da tutti.
Naturalmente le primissime basi educative le debbono fornire i genitori a casa, ma poi, a partire dai cinque o sei anni, la palla passa alla scuola. Senza l’esperienza scolastica è difficile immaginare che i nostri figli possano venire su come si deve. Questo perché a scuola i bambini imparano non solo nozioni, ma anche la relazione con gli altri, che esige tolleranza e rispetto reciproco.
Tutto questo lo sa bene Karen Loewe, che è un’insegnante dell’Oklahoma con più di venti anni di esperienza nelle aule scolastiche. Con grande intuito psicologico, ai suoi alunni Karen ha proposto una nuova specie di gioco. Ha chiesto loro di prendere un foglio di carta e scriverci sopra il loro “bagaglio emotivo”, ovvero tutto ciò che li preoccupa, li spaventa, li angoscia, li infastidisce.
Insomma, Karen invita i suoi ragazzi a tirare fuori i loro problemi – in certi casi i loro traumi – mettendoli su carta. Dopodiché, invita i piccoli ad accartocciare i fogli e poi a leggerli a caso, sicché tutti apprendono quali sono i problemi di tutti gli altri, ma senza che nessuno sappia a chi appartengono di preciso.
Quello che viene fuori da queste letture ha molto colpito questa brava e ingegnosa docente, che prima di questo esperimento psicologico non aveva idea di ciò che si agitava nelle menti dei suoi alunni.
Ma naturalmente la cosa è stata utilissima anche per i bambini, che si sono resi conto di non essere i soli ad avere certi problemi e che, soprattutto, hanno avuto modo di liberarsene in qualche misura potendone parlare in totale anonimato.
Lo scopo dell’esercizio, spiega Karen, è di aiutare i bambini a essere più comprensivi e gentili col prossimo, una volta che si rendono conto che i loro problemi sono molto simili a quelli degli altri.