Fine estate o inizio autunno. Si possono ancora tenere le persiane socchiuse e le finestre aperte.
Fuori è nuvolo e piove. Piove con quella pioggia fina fina e insistente che è fatta per durare e che col suo rumore sommesso produce quasi un effetto ipnotico.
Chi di noi non ha mai provato il fascino sottile, indefinibile e segreto di un pomeriggio di pioggia trascorso a letto, col rumore delle gocce sulle foglie degli alberi che dolcemente ci culla verso un sonno ristoratore e senza pensieri?
E se proprio quel giorno lì che piove non avete voglia di dormire, potete comunque stendervi sul letto e leggere un buon libro.
Oppure potete anche starvene così, distesi e silenziosi, persi nell’ascolto dell’acqua che cade piano e nel mormorio di pensieri che vagano per ogni dove senza trovare un “centro di gravità permanente”, ubiqui e liquidi come la pioggia.
È anche una questione di fisiologia. Pare che nelle giornate grigie il nostro organismo produca infatti una maggiore quantità di melatonina, che è un ormone implicato nella regolazione del ritmo sonno-veglia.
Detto in parole povere, nelle giornate di pioggia ci sentiamo più inclini alla sonnolenza, laddove invece una bella giornata di sole ci dà una sferzata di energia che ci induce a uscire di casa e ad affrontare il mondo.
Ma la fisiologia forse non spiega tutto. Non spiega per esempio il fascino irresistibile che l’odore della terra bagnata esercita su alcuni di noi.
A questo afrore indefinibile ma anche inconfondibile è stato perfino dato un nome.
Due scienziati australiani, infatti, per questo odore hanno inventato la parola “petricore“: secondo loro quell’odore dipende da un’essenza che filtra da alcune piante nei periodi di siccità.
La sostanza penetra nel terreno argilloso e nelle rocce e viene poi rilasciata quando piove, insieme ad altre essenze, per formare quel peculiare «odore di terra bagnata» che tanto ci piace.