In questo mondo dove tutti siamo chiamati a essere sempre al massimo anche solo per poter rimanere a galla, l”ansia è ormai una vera e propria malattia sociale, ci sentiamo tutti schiacciati dalle aspettative che noi stessi riponiamo in noi e ovviamente anche da quelle che gli altri ripongono in noi: la nostra famiglia, il nostro partner, i nostri amici, il nostro datore di lavoro.
Si tratta di una condizione psicologica che alla lunga può rivelarsi davvero spossante e assai difficile da sopportare.
Per aiutarci a sopportare questa condizione possono forse aiutarci alcuni insegnamenti provenienti dalla saggezza buddista. Quattro massime di buon senso che possono servirci ad affrontare il futuro con maggiore fiducia e serenità, se possibile.
Vediamoli.
Uno. La salvezza dipende solo da noi stessi. Siamo noi i demiurghi della nostra parte migliore, le lavatrici del nostro io più assertivo e positivo. Se c’è qualcuno che può aiutarci, insomma, quel qualcuno siamo noi e nessun altro.
Due. Vivere il qui e ora. Il passato non c’è più, il futuro non c’è ancora, Tutto quello che conta è il presente. Rifugiarsi nel passato è solo una regressione, mentre attendere il futuro è una inutile fuga in avanti: nessuno sa cosa lo aspetta di qui a cinque minuti, quindi è un esercizio perfettamente inutile. Hic et nunc (qui e ora): questa dovrebbe essere la massima che ci guida in tutti i passi della vita. Vivere pienamente il momento.
Tre. Non attaccarti a niente e a nessuno. Perché tutto passa e la vita dell’uomo è scritta sull’acqua. Puoi fare affidamento soltanto su te stesso e sulla tua forza interiore.
Quattro. Disse una volta Albert Einstein che “follia è fare sempre la stessa cosa aspettandosi risultati diversi”. Detto in altro modo, se commettiamo degli errori, cerchiamo di imparare da essi, invece di ripeterli in una deprimente coazione a ripetere. Il nostro motto deve essere: “Ho commesso un errore, ma non lo commetterò mai più”.