La Baronessa di Carini è la protagonista di una storia di amore e morte.avvenuta nella Sicilia del XVI secolo. La nobildonna si chiamava Laura; nata Baronessa Lanza di Trabia, era la primogenita del Barone Cesare e della Duchessa Lucrezia Gaetani (o Caetani).
Venne alla luce il 7 ottobre del 1529 nel castello di Trabia, paese in provincia di Palermo. Il padre, non avendo eredi maschi, le combinò il matrimonio con un altro aristocratico, Vincenzo II La Grua. Era figlio di Pietro III Barone di Carini. La cerimonia avvenne il 21 dicembre 1543: Laura aveva appena 14 anni.
Il matrimonio, dal quale nacquero otto figli, fu infelice e la donna intrecciò una relazione extraconiugale. L’amante era Ludovico Vernagallo, cugino di rango inferiore di La Grua.
L’adulterio venne purtroppo scoperto in flagrante dal padre di Laura, il quale uccise o fece uccidere i due innamorati (il delitto d’onore in Italia è illegale solo dal 1981!).
Si racconta che l’uomo avesse colpito la figlia piantandole una lama nel petto; lei si sarebbe portata la mano in quel punto, sporcandola di sangue, poi l’avrebbe appoggiata su un muro, lasciando un’impronta: questa sarebbe visibile ancora oggi.
L’accaduto inizialmente venne messo a tacere, visto il blasone delle famiglie coinvolte. Tuttavia in seguito emerse l’atto di morte dei due giovani: l’omicidio era avvenuto il 4 dicembre 1563, Laura aveva quindi 34 anni.
Il documento fu scoperto da don Vincenzo Badalamenti, parroco della Chiesa madre di Carini. I diaristi del tempo, fino ad allora, avevano trascritto solo la data e la notizia del “decesso”.
Inoltre nell’archivio della stessa chiesa si troverebbe la confessione di Don Cesare di Trabia. Il destinatario sarebbe il Re di Spagna Filippo II, che allora governava quelle terre.
Il barone fu assolto, dato che il delitto d’onore era legale, e fu persino nominato conte, di Mussomeli.
Il delitto della Baronessa di Carini e del suo amante è anche narrato da un canto popolare dell’epoca.
Si racconta (si racconta!) che Laura sia tumulata nella cripta della famiglia La Grua nella Chiesa madre di Carini. Secondo un’altra versione, invece, i resti della baronessa sarebbero collocati in una tomba anonima. Il sepolcro si troverebbe nella cripta dei Lanza, nella Chiesa di Santa Cita a Palermo.
Questo è l’incerto risultato di un’indagine compiuta nel 2014. A condurla, il grafologo del Tribunale di Palermo Carmelo Dublo con l’ausilio del Reparto investigazioni scientifiche dei carabinieri di Messina.
Il “vedovo tradito” di Laura si risposò subito dopo l’omicidio. Rinnovò alcune stanze del castello, cercando di cancellare ogni traccia e ogni ricordo della prima moglie. Tuttavia, a quanto è stato tramandato, non riuscì ad eliminare del tutto dal muro la traccia della mano insanguinata di lei.
La tragica vicenda di Laura Lanza di Trabia e Carini ispirò poemetti e scritti storici. Perché al di là della leggenda, il delitto d’onore nella Sicilia del Cinquecento avvenne davvero!
Una simile storia non avrebbe potuto non ispirare anche il mondo televisivo. RAI 1 trasmise nel 1975 “L’amaro caso della Baronessa di Carini”. Si tratta di un famoso sceneggiato in quattro puntate diretto dal regista e sceneggiatore Daniele D’Anza.
I protagonisti erano interpretati da Ugo Pagliai e dall’attrice svedese Janet Agren. Nel cast anche Adolfo Celi, Enrica Bonaccorti, Vittorio Mezzogiorno e Paolo Stoppa.
Nel 2007 c’è stato un remake intitolato “La Baronessa” di Carini del regista Umberto Marino. I protagonisti avevano i volti di Vittoria Puccini e Luca Argentero.
Gli altri attori principali erano Enrico Lo Verso e Lando Buzzanca. Questi interpretavano rispettivamente il marito e il padre di Laura.
Entrambi gli sceneggiati sono ambientati nell’Ottocento. I protagonisti non sono quelli originali, tuttavia il riferimento è alla tragica vicenda avvenuta tre secoli prima.