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Oleolito e unguento di piantaggine: l’antica ricetta della mia nonna

Oleolito di piantaggine: l’antica ricetta della mia nonna

L’oleolito di piantaggine è uno di quei rimedi naturali che mia nonna teneva sempre nell’armadietto della sua personale “farmacia”. Lo ricordo benissimo, era in legno massello, una piccola credenzina con le tendine realizzate da lei ad uncinetto. Era in corridoio, in bella vista, ma poteva aprirla solo lei. In ordine alfabetico aveva riposto tante piccole bottiglie, tutte etichettate con il nome della pianta da cui li aveva preparati.

Quello di piantaggine tornava utile in moltissime occasioni.

Lo frizionava sulla pelle quando mi pungeva una vespa, un’ape, un calabrone o un ragno. Lo applicava sulle scottature, sui tagli, sulle ferite per velocizzare la cicatrizzazione. Lo massaggiava sui talloni screpolati e sulle ragadi alle mani, in inverno.

Oppure, lo aggiungeva ad una tisana calda per calmare la tosse, sciogliere il catarro e curare la sinusite. Lo utilizzava anche per gli attacchi di dissenteria o per guarire la cistite.

Insomma, non poteva mancare.

Per quanto riguarda l’unguento è ottimo per le infezioni della pelle, per punture di insetti, psoriasi ed eczemi ed anche come antirughe. Usato su piccole ferite è un buon cicatrizzante.

Ora che sapete quante problematiche può risolvere, sarete curiose di sapere come realizzarlo.

Vi spiego tutto nel dettaglio, ma prima vi ricordo che se volete imparare a riconoscerla e volete saperne di più a livello botanico, o magari anche utilizzarla in cucina, qui trovate un link con tutti i dettagli del caso.

E se desiderate, potete preparare anche il suo sciroppo contro i raffreddamenti e le bronchiti; cliccate qui.

Adesso iniziamo davvero!

Oleolito di piantaggine: ingredienti e preparazione

Per cominciare, dobbiamo raccogliere le foglie di piantaggine. Vi raccomando innanzitutto di non estirpare le radici e di verificare che siano integre e non abitate da insettini.

Cerchiamola nei prati lontani dalle strade trafficate, da campi in cui temiamo che utilizzino pesticidi, dalle acque inquinate. Scegliamo giornate asciutte per scongiurare depositi di umidità residua; i mesi di luglio e agosto sono quelli ideali per farne bottino.

Ora che abbiamo la materia prima, dobbiamo riservarci:

  • 30 gr di foglie fresche di piantaggine
  • 300 ml di olio Extra vergine d’oliva (oppure olio di riso)
  • 1 barattolo di vetro sterilizzato (qui le istruzioni per farlo correttamente) con il coperchio

Spezzettiamo con le mani le foglie, poi trasferiamole nel vasetto. Uniamo l’olio per ricoprirle interamente, poi prendiamo una forbice ben sterilizzata (con ovatta e alcool puro per liquori), introduciamola nel vasetto e tagliuzziamo la piantaggine quanto più è possibile, fatto questo avvitiamo il tappo.

Lasciamo riposare il nostro oleolito per 2 o 3 settimane in una zona ben esposta al sole.

Dopo 15 giorni circa, controlliamolo: è pronto quando acquista un colore verde scuro. Questo è il segnale che la clorofilla e tutte le virtù terapeutiche della pianta sono state rilasciate nel liquido.

Filtriamolo e travasiamolo in un nuovo flacone sterile, possibilmente con vetro scuro.

Ecco pronto il nostro rimedio portentoso. Ah, dimenticavo: essendo ricco di antiossidanti, ci aiuta anche a prevenire l’invecchiamento. Possiamo aggiungere qualche goccia alla nostra crema abituare per un effetto anti age d’urto!

Vediamo ora come preparare l’unguento:

per questo procedimento ci serviranno due ingredienti:

  • 60 ml di oleolito di piantaggine
  • 20 gr di cera d’api purissima al 100%

Procedimento:

Mettiamo a sciogliere la cera a bagnomaria, quando è completamente sciolta, spegniamo il fornello e uniamo l’oleolito. Giriamo velocemente fino a far unire perfettamente i due ingredienti. A questo punto, mentre è ancora caldo versiamolo nei nostri vasetti, aspettiamo che si raffreddi e chiudiamo per bene. Vi durerà tutto l’anno fino a quando avremo nuovamente a disposizione la piantaggine.

 

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Queste idee valgono oro… Altro che lattine!