Più rischio di infarto anche con un solo fritto a settimana: lo dicono alcune ricerche
Dopo aver passato in rassegna svariati studi precedenti, una squadra di studiosi cinesi è arrivata alla conclusione che anche una piccola quantità di frittura a settimana può aumentare il rischio di accidenti cardiovascolari.
L’obiettivo dei ricercatori era vedere l’impatto degli alimenti fritti sul rischio di infarto, ictus e altri problemi vascolari.
Una meta-analisi
Le ricerche precedenti passate in rassegna ad aprile 2020 erano 19. Gli scienziati cinesi le hanno esaminate una per una e confrontato i dati che ne emergevano.
Il “campione” virtuale sottoposto ad analisi corrispondeva a più di 560mila persone e gli eventi avversi di tipo cardiovascolare (infarti e ictus) risultanti erano più di 36mila.
Dall’analisi di questa grande mole di meta-dati è emerso in buona sostanza che mangiare patatine fritte o altri cibi cotti nell’olio bollente aumenta il rischio di sviluppare malattie cardiache.
Non solo: secondo gli studiosi cinesi il rischio aumenterebbe percettibilmente a ogni porzione in più consumata, considerando una porzione equivalente a circa 115 grammi.
Secondo questa meta-ricerca, per le persone con più alto consumo di fritti il rischio di accidenti cardiovascolari era più alto del 28 per cento rispetto ai soggetti col consumo più basso nell’ambito del campione. Il rischio di insufficienza cardiaca, in particolare, è stato stimato come più alto addirittura del 37 per cento.
E non basta: secondo i ricercatori cinesi, il rischio aumenterebbe rispettivamente del 3 (eventi cardiovascolari), del 2 (malattia coronarica) e del 12 per cento (insufficienza cardiaca), con ogni porzione aggiuntiva settimanale di cibi fritti.
Ma c’è un ma
Gli stessi studiosi autori della ricerca, però, avvertono che gli studi da loro sottoposti a revisione spesso facevano affidamento sulla memoria dei soggetti su quello che avevano mangiato.
C’è poi da dire che alcuni degli studi esaminati consideravano solo un certo tipo di fritto, tipo patatine, pesce o snack, e non invece la quantità totale degli alimenti fritti assunti nella settimana.
Ancora c’è da considerare il fatto che, data la differenza a volte molto grande tra i diversi tipi di fritto, è difficile che tutti abbiano gli stessi effetti sulla salute.
E infine va sottolineato che “associazione” tra consumo di fritti e malattie cardiovascolari non significa necessariamente che ci sia un nesso di causalità tra i due fenomeni.