Quanto alluminio c’è nel caffé che beviamo? Ecco I dati sui rischi per la nostra salute.
La tazzina di caffè dopo pranzo, in casa o al bar, è uno dei piaceri a cui quasi nessun italiano sa rinunciare.
Si stima che ogni giorno nel nostro Paese si consumino circa 80 milioni di tazzine. Contrariamente a quanto ci si potrebbe aspettare, però, non siamo primi in Europa: sul podio infatti campeggiano gli scandinavi, anche se noi siamo pur sempre nella top ten.
Ma il tema di questo articolo non è la passione italica per la “tazzulella ‘e cafè”, quanto piuttosto se quello che c’è nella tazzina ci fa bene oppure no. Il tema, in particolare, è quello degli eventuali residui di alluminio che possono derivare dall’uso della moka e/o delle capsule o cialde.
I dati
Stando ai dati e tenendosi quindi bene alla larga da tentazioni complottiste, qualche lume ci può venire da uno studio del nostro Istituto Superiore di Sanità.
La principale “colpevole” di una presunta pericolosità derivante dal possibile rilascio di alluminio è la moka, ovvero la classica caffettiera di casa.
Ora, stando al rapporto dell’ISS, la quantità di alluminio che con l’ebollizione dell’acqua entra nel liquido che poi versiamo nella tazzina è sempre al di sotto del valore minimo raccomandato, stabilito in 0,001 milligrammi per chilo.
In media s’è visto che il rilascio è tra i 300 e i 450 microgrammi per chilo, mentre nei valori più alti si parla di circa 800 microgrammi: numeri ben inferiori al milligrammo/chilo, il valore soglia previsto dalla disciplina europea e anche dal nostro Istituto Superiore di Sanità.
In altri termini, l’ISS parla di una esposizione “trascurabile” per tutte le fasce d’età.
E nel caso delle cialde?
I test eseguiti su caffè preparato con capsule o cialde hanno dato valori comparabili a quelli visti sopra per la moka.
Queste conclusioni sono pure confermate da uno studio francese che però si occupa anche di bevande diverse dal caffè.
Usare una moka di acciaio inox?
In questo caso i valori di rilascio sono molto bassi, inferiori ai 350 microgrammi per chilo, ma rispetto alle cialde triplicano quelli relativi al piombo e al rame. E comunque la moka dovrà essere di qualità, ovvero almeno di acciaio 18/10.