Rischi di carenza affettiva nei bambini: attenti a questi tre comportamenti

Un ambiente familiare affettuoso e amorevole è la chiave per far crescere un bambino sano e sicuro di sé, con una solida personalità e capace di affrontare le prove della vita.

È da chiarire che l’affetto non è da confondere con le pure e semplici manifestazioni d’affetto, buffetti, carezze, baci e così via.

L’affetto che aiuta a crescere sani, infatti, è qualcosa di più profondo: è vicinanza emotiva, non semplicemente fisica. Si tratta di stabilire una connessione profonda con il bambino, farlo sentire compreso, amato e sostenuto.

Come è facile capire, è nella famiglia che il bambino impara per la prima volta a relazionarsi con gli altri. Se proprio in famiglia gli vengono a mancare appoggio, sincerità e fiducia, è più che probabile che la sua crescita ne venga danneggiata in maniera più o meno grave.

Come fare a stabilire se un bambino è vittima di una mancanza d’affetto in famiglia?

Ci sono alcuni segnali che se ben interpretati possono funzionare da utile campanello d’allarme soprattutto per gli educatori e gli insegnanti.
Sono tre, li illustriamo qui di seguito.

 

Uno. Il bambino non socializza e manifesta rabbia. Se nelle sue relazioni con gli altri il bambino tende ad adottare un atteggiamento conflittuale o antagonistico o se, addirittura, tende ad evitare del tutto di stabilire rapporti con gli altri, è chiaro che c’è qualcosa che non funziona.
In questi casi siamo di fronte a un bambino male adattato o poco adattato alla relazione col mondo, un essere umano dalle scarse o nulle abilità sociali. È lecito presumere che questa mancanza di capacità relazionale sia il risultato di un cattivo rapporto coi genitori.
Il bambino ha vissuto situazioni nelle quali si è sentito tradito e questo ha generato in lui rabbia e sfiducia negli altri.

Due. Il bambino manifesta insicurezza. Se il bambino non avuto abbastanza affetto in famiglia, è possibile che cresca timido e insicuro. In tal caso di solito tenderà a evitare le situazioni di conflitto e in generale tutte le situazioni potenzialmente stressanti. Questi bambini tendono a stare costantemente sulla difensiva. Inoltre hanno anche l’ossessione del controllo: una situazione in cui tutto è (o sembra) sotto controllo di solito non genera conflitto o stress.
Talvolta, l’insicurezza si manifesta però in comportamenti aggressivi, che sono la manifestazione opposta e speculare dell’istinto di fuga visto sopra. Di solito è questa la molla psicologica dei bulli: a casa tutto è fuori del loro controllo e devono rassegnarsi a subire. Fuori casa sfogano la loro frustrazione e impotenza sui più deboli.

Tre. Il bambino non sa dominare le proprie emozioni. Se cresce in un ambiente che gli dà poco in termini di affettività profonda, il bambino può rivelarsi incapace di riconoscere le sue e le altrui emozioni e quindi incapace anche di riconoscerle e controllarle.
Ciò da luogo ad ovvie difficoltà di relazione che nell’età adulta possono tradursi in una seria mancanza di empatia.

Queste idee valgono oro… Altro che lattine!