Niente più reddito di cittadinanza per una famiglia su dieci. La sanzione colpisce chi non ha provveduto a integrare i dati della domanda come richiesto dalla legge.
La sospensione del sussidio è stata disposta per circa 100mila famiglie, il che implica per il bilancio dello Stato un risparmio di più o meno due miliardi di euro.
Dallo scorso 4 ottobre l’Inps aveva reso nota la procedura per integrare la domanda volta a ottenere il reddito e la pensione di cittadinanza, invitando i beneficiari a mettersi in regola entro il 21 ottobre, pena la sospensione del trattamento e l’incombenza di dover rifare la domanda.
A tutti i beneficiari l’Inps aveva mandato una mail di avviso e anche degli sms ai recapiti indicati a suo tempo in domanda. A scadenza s’è visto che ad adeguare i dati aveva provveduto solo l’ottanta per cento degli interpellati.
Il restante 20 per cento o giù di lì – ovvero all’incirca 100mila famiglie, la metà extracomunitarie (53mila) – non ha presentato alcuna integrazione e quindi per loro si preannuncia la sospensione del sussidio già a partire da questo mese.
Il sussidio riprenderà solo se provvederanno a integrare la domanda iniziale, il che potrebbe anche non accadere, perché qualcuno nel frattempo potrebbe aver perduto i requisiti.
Con questo stop, il totale delle famiglie beneficiarie del Reddito dovrebbe attestarsi quindi a circa 850mila (contro il milione 248mila in un primo momento stimato dal Governo): s’è calcolato che il risparmio per le esangui casse dello Stato dovrebbe aggirarsi sui due miliardi di euro, che non sono esattamente bruscolini.
La richiesta di integrazione interessa le prime domande per il Reddito presentate a suo tempo, a partire dal 6 marzo 2019. Quelle domande furono inoltrate utilizzando un modello che poi è stato cambiato in seguito agli emendamenti apportati dalla legge di conversione del decreto legge istitutivo (del quale peraltro è contestabile l’opportunità, perché per i decreti legge la Costituzione prevede i requisiti della necessità e dell’urgenza: la povertà è certamente un’urgenza, ma non è che fin qui non ce n’eravamo accorti…).
Come al solito, in Italia si sta spesso appesi agli astrusi tecnicismi di una burocrazia tanto inefficiente quanto onnipotente.