La nostra vita gira ormai intorno ai dispositivi elettronici: nessuno può fare a meno di smartphone, tablet e computer, i quali permettono di comunicare in qualsiasi momento, tenersi informati e intrattenersi con film, serie tv e videogiochi.
Se si pensa alla nostra casa, in un qualsiasi momento della giornata c’è sempre almeno un dispositivo in carica, nella migliore delle ipotesi.
La frequenza di carica dei dispositivi elettronici è così alta che sempre più spesso si decide di lasciare volontariamente il caricabatterie attaccato alla presa… ma vi siete mai chiesti delle conseguenze?
Deve essere chiaro che, anche se nessun dispositivo è collegato al cavo, il caricabatterie attaccato alla presa continua a ricevere un flusso continuo di corrente… che finisce nel vuoto. In poche parole, consumiamo e paghiamo elettricità che non ci serve.
In alcuni momenti della giornata, poi, l’elettricità ha costi più alti che in altre fasce orarie.
È per questo motivo che si fa attenzione ad avviare la lavatrice dopo una certa ora (di sera il costo per chilowatt è minore rispetto al giorno) e a svolgere determinati compiti che richiedono energia elettrica quando tramonta il sole.
Perché questa attenzione se poi si lascia il caricabatterie attaccato alla presa, consumando inutilmente energia che ritroveremo puntualmente in bolletta?
Ma il problema è ben più serio che qualche decina di euro in bolletta. Quando si tratta di risorse energetiche occorre pensare non alla nostra casa bensì all’intera popolazione.
In Italia sono 49 milioni i dispositivi elettronici. Di questi, una buona parte di caricabatterie rimangono attaccati alle prese senza motivo, per la semplice “comodità” di dover collegare solo il telefono o il tablet.
Dal punto di vista familiare, una piccola attenzione rispetto a questo tema può far risparmiare qualche euro al mese… ma dalla prospettiva di un paese con oltre 60 milioni di abitanti il risparmio – non solo economico ma anche energetico – può influire profondamente sullo spreco di risorse energetiche.
