Indossare gli abiti senza stirarli: una nuova moda ambientalista.
Tra non molto imbattersi in gente che indossa abiti stropicciati potrebbe diventare piuttosto comune.
E non a causa dell’esplosione di una qualche misteriosa forma di sciatteria contagiosa, ma per via di una precisa scelta ambientalista.
La ratio di questa scelta assai poco modaiola (nel senso fashion della parola) è presto detta: si tratta di risparmiare sulla bolletta della luce.
Ma non usare il ferro da stiro significa non solo recuperare qualche soldino. Vuol dire anche impattare di meno sull’ambiente, perché meno corrente consumata significa anche meno emissione di anidride carbonica per produrla.
In Colombia la campagna anti ferro da stiro ha ricevuto l’appoggio di movimenti e leader ambientalisti come Catalina Reyes, che è risolutamente a favore della diminuzione del consumo di elettricità.
“Se si indossano abiti stropicciati, è chiaro che non è stato usato uno strumento che consuma energia inutile e il cui uso è perciò del tutto ingiustificabile”, spiega l’attivista sudamericana in una intervista alla colombiana Radio Cadena Nacional.
Indossare gli abiti stropicciati: chi è a favore e chi è contro
Come con tutte le proposte minimamente provocatorie, non tutti sono d’accordo.
Alcuni la sostengono, sostenendo che andare in giro con gli abiti stirati non sia altro che uno dei tanti stereotipi ai quali ci pieghiamo nella vita quotidiana.
Altri sono contrari, affermando che presentarsi in maniera civile è un segno di rispetto per gli altri e quindi favorisce la buona convivenza tra le persone.
Ad ogni modo, sulla rete sono già molti i brand di abbigliamento che propongono lo stropicciato come nuovo richiamo ambientalista.
Alcuni stilisti, però, obiettano che alcuni capi di abbigliamento necessitano di essere stirati.
I promotori della campagna contro la plancha (il ferro da stiro in spagnolo) affermano che se in una casa non si usa il ferro da stiro è come se si piantassero 7 alberi nuovi o come togliere dalla circolazione ben 7 veicoli a motore.
