Un’anziana signora ruba pane e carne per la fame ed è stata condannata a due mesi di carcere

Questa è una storia molto triste da qualunque punto di vista la si guardi.

A Genova una signora povera di ottant’anni, ex segretaria di azienda, è stata condannata a due mesi e venti giorni di reclusione per aver rubato una bottiglia di limoncello e qualcosa da mangiare in un supermercato della città.

Il valore della “refurtiva” era di venti euro.

In un Paese in cui di solito agli anziani si evita il carcere, che non è esattamente pensato per le loro necessità, è quanto meno strano che il giudice penale non abbia optato per la sospensione della pena, che è il modo consueto in cui i tribunali in Italia ribadiscono la validità del precetto penale (in questo caso l’articolo del codice penale che vieta il furto aggravato) evitando però trattamenti eccessivi o perfino disumani.

In questo caso non c’è stato niente da fare, anche se lo stato di necessità dell’anziana signora, indigente e priva di sostentamento, era più che evidente: insomma, aveva rubato per mangiare.

La cosa è ancora più sconcertante se si pensa che viviamo in un Paese ultra misericordioso in cui fior di bancarottieri e delinquenti assortiti se la cavano alla grande anche dopo aver messo a segno colpi milionari.

A essere cinici, la spiegazione è abbastanza ovvia. Questi signori in un modo o nell’altro sono tutti ammanicati col potere (politico, economico, giudiziario), e comunque in genere si possono permettere fior di avvocati, mentre i poveri cristi come la vecchina ottantenne di Genova non contano nulla e tanto meno hanno amici potenti.

Con tanti saluti a “La legge è uguale per tutti”.

La tristissima morale di tutta la faccenda è che se devi rubare è meglio che rubi forte. Perché se ti porti via una mela al mercato è facile che ti becchino.

Queste idee valgono oro… Altro che lattine!