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Ami il sushi o pesce crudo? Devi assolutamente prestare attenzione a questo parassita

Se ami il sushi o il pesce crudo, allora, sappi che oltre alla salmonella, un altro parassita può minare la bontà delle sue carni. A spiegare meglio di cosa si tratti è GreenMe dalle sue pagine on-line.
Si tratta che causa infezioni note come “anisakidosi” o “anisakiasi”. I sintomi si presentano poche ora dopo l’avvenuta ingestione accidentale e contemplano malesseri come nausea, vomito e dolore addominale. Vista la sua tossicità, la FDA (“Agenzia per gli alimenti e i medicinali” statunitense) invita sempre a congelare il pescato destinato al consumo ad una temperatura di -35°C per 15 ore, oppure a -20°C per una settimana.
Per la cottura, si suggerisce invece di portarlo a +60° oer almeno un minuto, in modo che il calore arrivi al punto più interno.
Proprio per la gravità dell’intossicazione l’Efsa del Portogallo ha deciso di sondare presso i consumatori abituali di pesce crudo, il livello di notorietà di questo pericolo. La scelta del paese su cui investigare è dovuta ad un consumo massiccio di pesce crudo, soprattutto ora che poke, sushi e sashimi stanno prendendo piede tra le abitudini europee. È bene, però, specificare che nell’ultimo periodo le segnalazioni di anisakidosi restano pochissime, ma in leggero aumento.

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Ami il sushi o pesce crudo? Devi assolutamente prestare attenzione a questo parassita

Le analisi sono state fatte su 45 naselli, di età differente, tutti provenienti da paesi comunitari. Una volta pesati e misurati, sono stati eviscerati per un’esame ispettivo circa la presenza di Anisakis.
Effettivamente, attraverso queste indagini sono state individuate 473 parassiti allo stadio larvale 3.
Cosa ne pensano i consumatori? A questo punto la ricerca è uscita dal laboratorio per intervistare un campione di 746 protoghesi.
Un gran numero di essi era a conoscenza della possibile trasmissione di parassiti attraverso il consumo di pesce crudo. Tra loro, erano in molti a sapere che per scongiurare la contaminazione è necessario congelarlo o cucinarlo ad alte temperature.
Il 7% di essi evita di comprarlo per il timore di intossicazione, mentre il 35% si dichiara disposto ad acquistare un prodotto sicuro anche a costi superiori, con aumenti quantificabili tra 1 e 2,5 euro al chilogrammo.
Resta il fatto che una quantità non indifferente di persone coinvolte nella ricerca non era a conoscenza dei pericoli correlati al consumo di pesce crudo. Motivo per cui la UE intende ora diffondere maggiormente la notizia e intensificare i controlli, in modo da rendere il consumatore finale sempre più consapevole e tutelato.

Queste idee valgono oro… Altro che lattine!