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“Non c’è plastica che non si possa recuperare”: la sfida di Miranda Wang all’inquinamento

“Non c’è plastica che non si possa recuperare”.

Quando avevano appena 18 anni la canadese Miranda Wang e la sua collega Jeanny Yao scoprirono un batterio che poteva “mangiare” la plastica.

Oggi, a 25 anni, la Wang e la Yao hanno fondato una loro start-up, la BioCellection, che ha la sede a Menlo Park, in California. La ragione sociale? Scomporre la plastica che fino ad oggi si riteneva non fosse riciclabile.

“Non c’è plastica che non si possa recuperare”

Si tratta di “spaccare” la plastica e ridurla a sostanze che non solo sono biodegradabili, ma possono anche essere usate per fabbricare nuovi oggetti di plastica di uso quotidiano.

Per questo sforzo diretto a salvare questo nostro mondo dalla piaga dell’inquinamento ambientale, di recente la giovane ricercatrice è stata insignita del premio Rolex Award for Enterprise.

Vediamo di scoprire di più, su questo nuovo procedimento di riciclo della plastica. Al momento esso sembra funzionare piuttosto bene a livello d laboratorio. L’obiettivo della BioCellection è di mettere insieme un prototipo che funzioni anche fuori dai laboratori entro questo 2020.

Come spiega la stessa Wang, “si tratta di un passo critico, che consiste essenzialmente nel portare la scienza fuori dal laboratorio e metterla alla prova nel regno dell’ingegneria”. Va detto che in laboratorio questa nuova tecnologia di riciclo della plastica funziona ormai da tre anni.

Il processo prevede che si prenda la plastica che al momento non è riciclabile con le tecnologie correnti e che si scomponga in “blocchi” chimici che possono servire a costruire nuovi oggetti: volanti per automobili, le tappezzerie interne delle auto, il riempimento dei materassi e così via.

Le applicazioni possono essere innumerevoli. Il principio è un po’ quello del Lego: si tratta di scomporre la plastica non riciclabile in “mattoncini” meno complessi e biodegradabili che possono essere usati come “materiale da costruzione” per nuovi oggetti.

Se questo nuovo processo funzionerà bene anche fuori dai laboratori, si tratterà di un passo nella giusta direzione, ma non risolverà certo il problema.

Anche perché ogni anno nel mondo si producono almeno 300 milioni di tonnellate di plastica. La troviamo dappertutto, ci circonda in ogni aspetto della nostra vita. E c’è anche da dire che non esiste un solo tipo di plastica. Ci sono confezioni nelle quali se ne possono contare addirittura sei tipi differenti.

MENLO PARK, CA – MAY 7: BioCellection co-founders Jeanny Yao, left, and Miranda Wang, right, in their lab in Menlo Park, Calif. on May 7, 2019.

Che fare? Intanto cercare di usarne di meno tutti quanti. Se per esempio ci va uno yogurt, faremmo bene a sceglierne uno nel vasetto di vetro (ci sarebbe ancora il problema del coperchio, ma vabbè…). E poi favorire i nuovi processi di riciclo, tipo quello progettato da Wang e Yao.

Sapendo comunque che il problema è tremendamente complesso. “Ma se vogliamo continuare a vivere su questo pianeta – spiega Miranda Wang – , dobbiamo risolverlo e dobbiamo farlo entro questa generazione. Gli esseri umani hanno una una incredibile capacità di sopravvivere quando si presentano le avversità. Questo è uno di quei momenti”.

Queste idee valgono oro… Altro che lattine!