Filtri di plastica per il tè: occhio ai filtri che utilizzi

Filtri di plastica per il tè? Una pessima idea.

In America s’è diffusa la tendenza a sostituire i filtri del tè in carta con quelli in plastica. Pare proprio che non sia una buona idea, anzi, tutt’altro.

Filtri di plastica per il tè

 

Più precisamente, a partire dal 2006 si sono diffusi nel mercato nuovi filtri per il tè di forma più o meno piramidale: si tratta di una forma che permette alle foglie di “respirare” meglio.

Ce ne sono di canapa, di plastiche ricavate dal granturco, di nylon e di PET (polietilene tereftalato). La maggior parte sono fatte di questi due ultimi materiali.

Adesso una ricerca pubblicata su Environmental Science & Technology rivela che questi filtri non sono affatto innocui. Quando li immergi in acqua bollente (insomma, quando prepari il tè), hanno la pessima abitudine di rilasciare miliardi di microparticelle di plastica nel tuo tè.

Filtri di plastica per il tè? Una pessima idea

Ultimamente le microplastiche sono state molto sulle prime pagine, perché ne sono state trovate nell’acqua minerale, nell’Artico, nel sale da cucina e in una serie di organismi viventi.

Solo che in quei casi la concentrazione era molto inferiore: si parla di decine o centinaia di particelle per litro, non miliardi.

Uno studio condotto dalla McGill University di Montreal (Canada) ha trovato infatti che un solo filtro di plastica rilascia all’incirca 11,6 miliardi di microparticelle e circa 3,1 miliardi di nanoparticelle. E finiscono tutte nella tua tazza di tè.

La Daphnia

Per verificare gli effetti di queste particelle sugli organismi viventi, i ricercatori canadesi hanno usato una pulce d’acqua, la Daphnia. Hanno esposto l’animale a diverse concentrazioni di microplastiche e hanno visto che più era alto il loro numero, maggiori erano gli effetti sulla pulce.

In particolare gli insetti hanno mostrato di locomozione e in generale esibivano evidenti segni di stress. Ciò sia con i filtri di nylon che con quelli in PET e sia col tè che senza.

I ricercatori hanno pure potuto osservare cambiamenti anatomici nella Daphnia a seguito della esposizione alle plastiche.

Non è ancora chiaro quali effetti possano avere micro e nanoplastiche sull’uomo, ma gli effetti verificati sulla Daphnia non sono affatto incoraggianti.

Rimane però una domanda: a chi, sano di mente, può saltare in testa di immergere della plastica in acqua bollente? Mah…

Queste idee valgono oro… Altro che lattine!